STORIA DELLA SMART

STORIA DELLA SMART
Il progetto per una macchina da città di soli due posti risale al 1972 dall’idea di Johann Tomforde, dipendente della Mercedes-Benz. Il suo progetto venne abbandonato, anche a causa del problema della sicurezza su un’automobile che non possiede alcuna zona di deformazione. Nel 1989 il progetto viene ripreso in mano, e si inizia lo studio di quella che diverrà poi la cellula Tridion (all’inizio chiamata Crash Box) in metallo ad altissima resistenza. Il progetto verrà confermato e, tre anni dopo, Johann Tomforde mostrerà il primo prototipo ad Irvine (California), in occasione della festa del 4 luglio. Nel dicembre dello stesso anno, Nicolas Hayek, inventore e proprietario della Swatch, convoca l’allora amministratore della Mercedes Benz, Werner Niefer, per lo studio della “Swatchmobile”. Nel 1996, nascono i prototipi ufficiali e ad agosto il marchio SMART (acronimo di Swatch-Mercedes ART, ma anche parola inglese che significa “furbo”) viene registrato. A causa del mancato superamento del test dell’alce da parte della Mercedes-Benz Classe A, la Smart (che condivide con questa un baricentro alto) è soggetta a una modifica della sua struttura per aumentarne la stabilità in curva e nelle manovre brusche. La produzione viene allora interrotta e il lancio, previsto per il marzo 1998, viene posticipato ad ottobre dello stesso anno.

L’automobile, semplicemente nominata SMART (Il nome ForTwo arriverà solo vari anni dopo), è una macchina di appena due metri e mezzo, senza cofano anteriore, con pannelli di policarbonato facilmente removibili e sostituibili, cosicché si può cambiare facilmente colore alla propria auto. La cellula di protezione Tridion è a vista. All’interno, due grandi sedili, molti elementi di forma rotonda (come le bocchette dell’aria condizionata, orologio e contagiri), plancia di ottima qualità, e un bagagliaio discreto, ricavato nello spazio tra i sedili e il portellone. Il motore (al lancio, un 600 cm³ tricilindrico turbo a benzina) è alloggiato sotto il bagagliaio, la trazione è affidata alle ruote posteriori. La dotazione di base è molto completa, con ABS, climatizzatore, cambio automatico, alzacristalli elettrico. Optional il servosterzo elettrico, la vernice metallizzata, la ruota di scorta. Il prezzo di lancio, in Italia, è superiore ai 18 000 000 di Lire. Nel frattempo, viene fondata la MCC come azienda produttrice della piccola due posti, e alcuni mesi dopo gli accordi tra Mercedes-Benz e Swatch saltano. MCC acquista la quota azionaria della Swatch e diventa così l’unica proprietaria della Smart. Per problemi di stabilità del veicolo, e a seguito del caso della Mercedes-Benz Classe A, nel 1998 la Smart viene fornita di un controllo della stabilità simile all’ESP, ma meno sofisticato (Trust e modificato dopo pochi mesi in Trust Plus, a partire dal 2003 la ForTwo monta il sistema ESP) e nel 1999 la citycar viene fornita di un motore turbodiesel common rail di 800 cm³ da 41 cavalli. Viene presentata la versione cabriolet e i prezzi vengono ridotti per far fronte a un sensibile calo di vendite. Nel 2000 vengono annunciate delle novità della piccola casa: una Smart con quattro posti e cinque porte e una roadster. Entrambe nasceranno pochi anni dopo. Nel corso dello stesso anno, la Smart supera il crash test EuroNCAP: tre stelle su cinque.
L’ampliamento della gamma

Smart Forfour.
Nel 2002 entra in gamma, per la piccola due posti, un nuovo motore a benzina, sempre tricilindrico, di 698 cm³ con turbocompressore, più affidabile del precedente motore da 600 cm³, il quale tendeva a durare poche decine di migliaia di chilometri. L’anno successivo arriva la Smart Roadster, una city car con vocazione sportiva, che condivide della due posti buona parte della meccanica. È declinata in due versioni, Roadster e Coupé. Vengono presentati, nel frattempo, i primi studi della Smart a quattro posti. La Smart Forfour (“per quattro”), sviluppata sul pianale della Mitsubishi Colt, con schema motore e trazione anteriore, viene presentata nel 2004. Lunga 3,75 m, offre motori benzina da 1,1 (tre cilindri), 1,3 e 1,5 l (quattro cilindri), turbodiesel da 1,5 litri a tre cilindri. La classica auto con due posti prende il nome di ForTwo (“per due”), e il brand MCC sparisce, lasciando il posto al nome SMART. Inizialmente, essa doveva nascere su base Fiat: le due case stavano iniziando un accordo di collaborazione, che non andò mai in porto. Fu realizzato, dal designer Paolo Spada, un prototipo su pianale Fiat Punto, mai mostrato al pubblico e profondamente diverso dal modello di serie. Nei progetti di espansione della gamma, era previsto un modello SUV a trazione integrale, denominato ForMore, con un design ispirato alla Forfour, ma basato sul pianale della Mercedes-Benz Classe C, con motori benzina e diesel da 1.800 fino a 3.000[3]; tuttavia, non entrerà mai in produzione.[4]
La crisi e la ripresa

Smart Roadster.
Il biennio 2005-2006 è segnato dai conti in rosso e dall’ammontare di debiti per Mercedes (a fine 2006 verrà resa nota la cifra: 3,35 miliardi di Euro, pari a 4.470€ di passivo per esemplare[5]). Causa di tutto ciò è l’insuccesso commerciale della Smart Roadster e della neonata ForFour, insediatasi in un segmento dominato da Fiat, Renault e Citroën, oltre al calo delle vendite della ForTwo che inizia ad accusare il peso degli anni. La gamma, invece di ampliarsi come promesso appena l’anno prima, vedrà una ristrutturazione totale. Alla fine del 2005 la Smart Roadster uscirà di scena (senza che la sua erede, denominata AC[6], veda mai la luce), così come la ForFour pochi mesi dopo. Il progetto della Smart ForMore[4] viene definitivamente abbandonato. Di fronte a pesanti debiti, la casa madre decide di non chiudere la Smart, ma di mettere in produzione una seconda serie della ForTwo nel 2007: nuovo stile, sicurezza attiva e passiva migliorata (4 stelle nel crash test EuroNCAP, anche grazie a 20 centimetri in più di lunghezza), nuovo motore 999 cm³ tricilindrico di origine Mitsubishi, in versione aspirata e turbo. Invariato il motore turbodiesel, con un aggiornamento di potenza a 45 cavalli (successivamente a 54). Nel 2012 esce la variante elettrica Electric Drive.[8]
Con la nuova arrivata, il marchio Smart “sbarca” negli Stati Uniti attraverso i concessionari Mercedes-Benz. Di fronte a un iniziale numero di 24 000 esemplari venduti nel 2008, tuttavia, nel 2009 le vendite calano del 60% (14 600 esemplari). Ciò a causa, pare, di frequenti guasti meccanici. Secondo CNW Marketing Research, solo l’8,1% dei clienti Smart di New York l’acquisterebbe di nuovo, mentre la percentuale sale al 19,8% per i clienti di San Francisco[9].
Per la nascita della terza generazione, viene siglato un accordo di produzione con Renault per lo sviluppo congiunto della nuova Smart Fortwo e della Renault Twingo. Sulla stessa base, a motore e trazione posteriore, nascono tre modelli: la Smart Fortwo, a due posti, la nuova Forfour (una versione allungata della Fortwo), e la nuova Renault Twingo.[10] I motori al lancio sono 2, un 999 aspirato e un 900 Turbo, entrambi di origine Renault. Inoltre per la prima volta viene proposta con cambio manuale oltre a un nuovo automatico a doppia frizione .[11]
Controversie
Nel 2006, un piccolo produttore statunitense di automobili elettriche, ZAP (acronimo di Zero Air Pollution, “inquinamento zero”), ha commercializzato negli Stati Uniti la piccola ForTwo attraverso un importatore tedesco, riscuotendo un buon successo commerciale nonostante il prezzo di 25 000 $ (alla stessa cifra, per fare un paragone, un americano può acquistare una Ford Mustang). Ciò non è piaciuto ai vertici DaimlerChrysler, che hanno sporto denuncia nei confronti del venditore. La controversia non è ancora conclusa. La cessata produzione della ForFour, in anticipo di molti anni rispetto agli accordi, ha creato non pochi problemi con la consociata Mitsubishi, poiché la quattro posti tedesca e l’utilitaria giapponese Mitsubishi Colt condividono buona parte dei componenti, con conseguente crescita delle spese da parte dell’azienda nipponica, ora unica produttrice del pianale e dei motori. Mitsubishi ha chiesto un cospicuo risarcimento monetario, accolto dalla Daimler-Chrysler.
Il Progetto E-mobility Italy
Nel 2010 è partito in Italia il Progetto E-mobility Italy, una sperimentazione basata su una flotta di 100 Smart ED. Le auto sono state distribuite nelle città di Roma (35 auto), Pisa (30 auto) e Milano (35 auto). La sperimentazione, in collaborazione con Enel, intende verificare la possibilità di utilizzare le Smart ED per gli spostamenti in ambito urbano con veicoli elettrici. Per la ricarica dei veicoli si utilizzeranno le colonnine installate da Enel, che funzioneranno secondo lo schema di funzionamento dei contatori elettronici domestici che Enel ha installato nelle case italiane[12]. Le richieste di adesione al progetto sono state oltre 2000, ben superiori alle 100 minime richieste per l’avvio dal progetto. L’energia elettrica utilizzata per la ricarica delle auto deriva da fonti rinnovabili, ed è certificata secondo il sistema RECS (Renewable Energy Certificate System). Il progetto è attivo anche in diverse città estere.
Serie speciali
Prodotta in soli 2000 esemplari, la Smart Crossblade è una ForTwo senza tetto, portiere e parabrezza (una sorta di golf-kart). È stata prodotta nel giugno del 2002 e monta motore Brabus 600cc da 71cv.
Le versioni sportive delle piccole Smart sono state prodotte in collaborazione con il preparatore tedesco Brabus, la cui griffe identifica i modelli più lussuosi e prestazionali. Sono nate così le versioni Brabus della ForTwo (primo modello 600cc da 71cv a tiratura limitata e con esemplari numerati, 698cc da 75  CV e in edizione limitata nera e rossa da 101 CV (101 esemplari per colore) e nuovo modello 999cc da 98 CV, aggiornato a 112cv), della Roadster (101  CV) e in versione 1400 cc biturbo in edizione limitata di 10 esemplari e della ForFour (177  CV).

 

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